
I testi medievali di astrologia sostengono la convivenza nell’VIII segno zodiacale di tre caratteri: Scorpione, Aquila e Serpente.
Tenendolo a mente, guardiamo al XXI Arcano dei Tarocchi, Il Mondo, in cui sono rappresentati i quattro esseri che “sorreggevano il cielo” nel Primo Tempo, ovvero intorno al 10.500 a.C. Essi rappresentano le quattro costellazioni zodiacali sul cui sfondo sorgeva il sole agli equinozi e ai solstizi.
Con un qualunque software astronomico possiamo identificare:
- Leone, per l’equinozio di primavera;
- Scorpione, per il solstizio d’estate;
- Portatore d’Acqua, per l’equinozio di autunno;
- Toro, per il solstizio d’inverno.
Nel Mondo vediamo appunto il Toro nell’angolo in basso a sinistra, segno di terra associato al seme della terra (denari). Segue poi – in senso antiorario – il Leone, segno di fuoco associato al seme del fuoco (bastoni). C’è quindi l’Aquila, intercambiabile con lo Scorpione, e l’ordine sarebbe corretto, ma è associata al seme dell’aria (spade), mentre lo Scorpione è per tradizione un segno d’acqua. D’altro canto, il regno dell’Aquila è l’aria. Chiude il ciclo l’Acquario, che il buon senso assocerebbe all’acqua, ma i manuali dicono d’aria. Il seme associato rafforza però il buonsenso, essendo quello dell’acqua (coppe). Le stesse figure sono associate agli evangelisti: Leone a Marco, Toro a Luca, Aquila a Matteo, Angelo-Acquario a Giovanni.
Ne deduciamo che il tempo abbia portato confusione tra i nomi delle costellazioni. L’VIII segno, necessariamente d’acqua in rispetto all’alternanza degli elementi, a nostro avviso dovrebbe portare il doppio nome di Scorpione e Acquario. L’XI, d’aria per la stessa alternanza, dovrebbe di contro portare il doppio nome di Aquila e Serpente. In effetti, la costellazione che fin qui abbiamo chiamato erroneamente “Acquario” non è altro che una linea sinuosa, in breve la sagoma di un serpente. La connessione con l’aria è tutta nel mito del serpente volante, il Quetzal della tradizione meso e sud-americana, a cui si è ispirata la paleontologia per battezzare un gigantesco rettile volante: il Quetzalcoatlus.
La confusione tra VIII e XI segno zodiacale è riflessa nella confusione tra VIII e XI Arcano dei Tarocchi, dove l’VIII è La Forza per alcuni mazzi (es. marsigliese) e La Giustizia per altri (es. Rider-Waite), così come l’XI – Forza per alcuni mazzi (es. Rider-Waite) e Giustizia per altri (es. marsigliese).
L’ordine particolare impresso nel Mondo ha bisogno per realizzarsi di due cicli precessionali:
1a tappa) Toro, 1° ciclo, II segno;
2a tappa) Leone, 1° ciclo, V segno, +3;
3a tappa) Aquila-Serpente, 1° ciclo, XI segno, +6;
4a tappa) Scorpione-Acquario, 2° ciclo, VIII segno; +9;
1a tappa, bis) Toro, 3° ciclo, II segno; +6.
I tre intervalli maggiori sommati danno 21, il numero dell’Arcano Il Mondo.
Ci chiediamo se la progressione delle tappe non scandisca ulteriormente una successione di età, assimilabili agli yuga dell’induismo o ai soli della mitologia maya. Gli yuga ricalcano però la proporzione 1:2:3:4, mentre qui abbiamo 1:2:3:2. Cionondimeno, possiamo immaginare un’ulteriore tappa “invisibile” di 12 segni, da Scorpione a Scorpione, portando così la proporzione a 1:2:3:4:2. D’altro canto, agli yuga sono frapposti periodi più brevi chiamati sandhi, che complessivamente pesano il doppio dello yuga più breve, facendo così emergere il “2” mancante.
Se la corrispondenza è corretta, possiamo ricavare la durata degli anni divini che scandiscono gli yuga. Applicando il modello, lo yuga più breve (Kaliyuga) risulterebbe 2148 anni x 3 = 6444 anni. Moltiplicando per la durata in giorni dell’anno tropico (365,24) otteniamo 2.353.607 giorni. Nei Veda lo stesso periodo equivale a 360.000 anni divini, da cui un anno divino varrebbe 6 giorni e mezzo.